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… L’intensità del segno di Walter Accigliaro si dispone nello spazio in una sospensione psicologica, in una purezza di linee, in un gesto che riassume le “fitte trame” di una tessitura.

È un intreccio che sottolinea il gioco dei pieni e dei vuoti, dell’alternarsi di una serrata e ritmica disposizione lineare…

- Angelo Mistrangelo (da A. MISTRANGELO, Il segno di Walter Accigliaro, in riv. “L’altro Piemonte”, Torino 1986, n. 1-2)

… egli è pittore e quindi gli importa che l’immagine possa manifestarsi nel campo predisposto. Ma quale immagine?

Accigliaro l’ha cercata nei suoi repertori, giustamente, di pittore che rilegge l’informale, consapevole di quanto gli anni ’60 e ’70 hanno portato, fino all’analitico e al concettuale…

- Pino Mantovani (da M. CENTINI – P. MANTOVANI – A. MISTRANGELO – C. MORRA, Walter Accigliaro. Habitat, catalogo, Cuneo 1994)

…Nella rielaborazione artistica degli anni ’90 si percepisce un’esigenza di rinnovamento linguistico, forse dettata ancora da un’insoddisfazione irrazionale, ma profondamente sentita.

I colori si fanno “raggelati”, raffreddati per apparente riduzione di sentimento e di contenuto, aspirano ad una specie di purificazione e di semplificazione. La tela diventa lo spazio in cui avviene un evento…

- Giovanni Cordero (da G. CORDERO, Walter Accigliaro. Percorso freddo, catalogo, Bergamo 1995)

… Qui Accigliaro crea la sua pittura fredda di oggi, in un vero corpo a corpo con l’opera.

Ecco una tavola quasi compiuta, issata sul cavalletto, risaltare nitida in questo disordine, terra di nessuno, di una tenzone dal sapore antico, cerchio magico entro il quale l’artista compie il suo rito. In queste stanze si compiono le operazioni mentali che presiedono alla creazione, tra un comvegno e l’altro, tra un’esposizione e l’altra, tra un libro scritto e l’altro presentato, dopo e durante l’attività di studioso, di teorico, d’insegnante (una presenza insostituibile nella realtà culturale langarola, la sua).

Non è retorico: sono emozionato.

Il grande quadro mi parla coi suoi colori freddi, con le sue vernici industriali, col superamento evidente di ogni pittoricismo per andare ad una lezione di essenzialità, di rigore. Il confronto con opere più vecchie, appese o qua e là appoggiate, mi agevola nella comprensione di questo itinerario. In passato erano matericità più accentuate, gesti meno misurati, colorismi più intensi.

Era il fuoco di una passione che oggi Accigliaro ha volutamente raffreddato per approdare ad una classicità composta, già evidente, del resto, nella sua costante passione per gli archetipi dell’architettura, tanto presenti nelle sue installazioni: la colonna, il timpano.

Domina nelle tele recenti una luce «artificiale, elettrica, da tubo catodico …che genera brividi e non riscalda, ma provoca ansia e stupore …» (Giovanni Cordero). Questa luce illumina una nuova e totalmente organizzata padronanza compositiva. …

- Roberto Baravalle (da R. BARAVALLE Alcune storie dalla provincia cuneese, in AA. Vv., a cura di W. ACCIGLIARO, Il sogno di Aleramo, catalogo, Alba 2003)

Poesia dei luoghi (inizio)

[…] Vi sono artisti, talora i più schivi e colti, che sfuggono alle mode, alle parole d’ordine, alle tentazioni dell’effimero.

In autori di tal genere la ricerca è “lunga pazienza”, a volte solitudine, sempre disciplina, coerenza e rigore.

Essa è specchio della tensione verso un continuo perfezionamento esistenziale, operativo e intellettuale dove gli eventi del presente non sono affatto elusi o ignorati, bensì meditati e sofferti.

L’attitudine introspettiva e psicologica, la passione conoscitiva creano di conseguenza un febbrile lavoro sulla qualità dell’opera e sul processo creativo che ne è alla base.

La “poesia dei luoghi”, siano essi quelli della mente o del vissuto individuale, è appunto ciò che, con declinazioni e voci diverse, scaturisce dalle immagini di questi artisti. Intimismo o protesta, contemplazione o pensiero razionale, sentimento della natura o alienazione dell’uomo, tutto diventa motivo di elaborazione spirituale e di severa analisi operativa.

[…] Sensibile alla lezione accademica di Francesco Franco, Accigliaro coltiverà uno spiccato interesse anche per la grafica, ma esordisce nel 1969/70 con una pittura attenta ai soggetti più intensamente drammatici, resi per immagini sintetiche e toccanti…

- Ida Isoardi (in AA.Vv., a cura di M.ROSCI, Identità contemporanee. Arte in provincia di Cuneo 1950-1970. Percorsi della mostra, Cuneo 1999)

Frammento” è la parola chiave per accostarsi alla più recente arte pittorica di Walter Accigliaro. Egli si impossessa del concetto logico del termine per farne cardine portante del suo pensiero estetico.

Eppure Accigliaro attraversa da spettatore, cioè critico, storico e studioso dell’arte, e da attore, cioè pittore colto e consapevole nell’uso della materia, le fasi più importanti della pittura del nostro tempo…

- Luca Beatrice (da L. BEATRICE, Stage-effect. Walter Accigliaro, catalogo, Cuneo 1989)

La ricerca artistica di Walter Accigliaro sperimenta nuovi linguaggi poetici che prima erano esclusivo dominio della filosofia, ritenendo non più credibile un’arte che sia solo speculazione filosofica su se stessa.

È sorprendente come nelle sue opere colore – luce – forma acquistino una loro autonomia e producano nell’occhio di chi li guarda dei processi psicologici di suggestione e rispetto per l’ ”architettura compositiva”.

Quasi che l’arte fosse un mestiere estremo, in cui si mettono in gioco non solo le proprie esperienze, ma anche il corpo, la mente, il dolore, persino la vita stessa, per poter liberamente comunicare le proprie scoperte intellettuali ed estetiche.

Egli conosce bene come mettere a nudo le emozioni con ciò che sa creare; sa bene che la sua è un’arte linguisticamente innovativa e che riflette una notevole tensione spirituale… 

- Eraldo Di Vita (da E. DI VITA – M. FAUSSONE - R. VOLA, Walter Accigliaro. La disputa delle colonne, catalogo, Bra 2004)

… I lavori di Walter Accigliaro, che analizziamo in quest’importante rassegna del “Centro Europeo di Iniziative Culturali” in Roma all’”Exhibition Gallery of the City Hall” di Hong Kong nell’aprile ’86, rivelano una particolare ricerca della bellezza che scaturisce dalla ricchezza del suo colore.

Essi sembrano vibrare con intima vita, che è profondamente umana, e le sue composizioni trovano un eccellente supporto nel luminoso cromatismo della sua pennellata.

Attraverso questi lavori su carta comprendiamo l’apparente semplicità e la purezza del loro contenuto. Da essi scaturisce la grandezza della sua sensibilità che avvolge l’osservatore nell’accordo di ogni opera da lui prodotta.

Le sue composizioni dinamiche attestano di un artista con un carattere forte e sicuro, che non si abbandona a compromessi, né accetta la via più facile per raggiungere le mete che egli desidera conquistare…

- Sadayuki Sian 1 (Hong Kong, aprile 1986)

… L’albese Walter Accigliaro, seriamente impegnato nella ricerca espressiva del segno grafico e pittorico, approfondisce e sviluppa con le sue tecniche quella sperimentazione formale che negli anni ’50 Pinot Gallizio con la “Bauhaus di Esperienze Immaginiste”, legata all’Internazionale Situazionista, attirò su Alba l’attenzione del mondo artistico e culturale europeo.

Nelle opere di Accigliaro, sempre più orientato a congelare le emozioni del suo tessuto narrativo, è del tutto assente qualsiasi traccia di figuratività…

- Elisabetta Tolosano (da AA. VV., La Regola e il Sogno, catalogo, Castiglione Falletto 1995)

…Walter Accigliaro, che abbina con coerenza l’attività artistica a quella di raffinato teorico e promotore culturale, è tenacemente impegnato in un corpo a corpo con la materia, con l’essenza incomparabile e celata dell’arte.

I suoi lavori sono complesse stratificazioni materiche che, da ultimo, sembra abbiano acquisito uno stato di maggior quiete, riallineandosi ad una composizione di più accentuata regolarità astratta, dove il tumulto interiore, il lavoro di ricerca sull’inconscio paiono approssimarsi verso una condizione di disponibilità alla figurazione…

- Edoardo Di Mauro (da E. DI MAURO, Accigliaro D’Angelo Omedé. La musa inquieta, catalogo, Santena 2002)

…Personalità differenti per evoluzione estetica sono accomunate dall’irrequieto esperire di una stagione generazionale, formatasi nel gorgo contraddittorio ed aggressivo del trascorso decennio Settanta, alimentata, nelle aule accademiche, dalla linfa ancora pulsante delle tensioni del secondo dopoguerra, ma travagliata dall’irrefrenabile vortice delle recenti suggestioni culturali.

Una generazione in fieri, questa degli artisti quaranta-cinquanteni, spesso temerari indagatori di orizzonti senza confini, talora disillusi viandanti alla ricerca di una verità che ne appaghi fatiche ed aspirazioni.

Grandi sequenze a tecnica mista su tavola e su tela, dei decenni ‘80-2002, hanno documentato [in mostra ad Asti] la misurata indagine pittorica che Walter Accigliaro conduce, in alternanza ad un intenso impegno di docenza, di studio e di promozione artistico-culturale in area piemontese.

Dalla complessa Tavola degli ori di Bisanzio (1989) alla rarefatta Nel freddo tempo di quella lacerazione (1999) si snoda la stratificata rielaborazione sulla materia della pittura, levitata dapprima da una nitida tessitura segnica (vocazione coltivata in precedenza nell’ambito della cerchia incisoria torinese) e profondamente intrisa di algori e drammatiche cesure.

Personalità di meditata introspezione, Accigliaro ha depurato il gesto, cancellato la crisalide organico-naturalistica, vanificato la trama reticolare, diluito la concreazione timbrica per evocare la declinazione tonale delle recenti proiezioni spaziali (Come insegnare alla luce l’interiorità delle tenebre?, 2001; Addentro vidi come vorrei, 2002). Sono opere in cui si ripartiscono alla luce dell’intelletto la reminescenza della volumetria architettonica, l’effusione delle gamme fredde, l’affioramento del grumo rappreso alla chiarità radente e talvolta, forse, il riverbero della rivelazione…

- Marida Faussone (da M. FAUSSONE, Fatti d’arte. La Musa Inquieta: Accigliaro, D’Angelo, Omedé, in riv. “Il platano”, a. XXVII, Asti 2002)

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